L’emergenza negata: il collasso delle carceri italiane – Presentazione del libro di Alemanno e Falbo a Pescara


L’emergenza negata: il collasso delle carceri italiane – Presentazione del libro di Alemanno e Falbo a Pescara

Carceri al collasso

Presentazione del volume “L’emergenza negata”

di Gianni Alemanno e Fabio Falbo

giovedì 11 dicembre 2025 – h. 17,00

Sala Figlia di Iorio – Provincia di Pescara


di Luciano Troiano

È uscito il libro che Gianni Alemanno e Fabio Falbo hanno scritto insieme ad altre persone detenute nel braccio G8 di Rebibbia, per raccontare cosa vedono ed abbiano capito della loro esperienza nelle carceri italiane. Il titolo è: “L’emergenza negata. Il collasso delle carceri italiane”.

Un volume che sarà presentato giovedì 11 dicembre alle ore 17 nella sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara in piazza Italia.

L’incontro sarà moderato dal giornalista Luciano Troiano, Vicedirettore di SulSud.it e prevede la partecipazione di Erminio Cetrullo, segretario regionale abruzzese del movimento Indipendenza, Massimo Arlechino presidente della formazione politica, Fiammetta Trisi già dirigente del Ministero di Grazie e Giustizia e Francesco Campo Direttore Scientifico di The Global Review - International Academic Review di Tel Aviv, docente di sociologia ed antropologia dei Conflitti e della Complessità in Ambienti Ostili, l’evento sarà aperto dai saluti del presidente della Provincia di Pescara, Ottavio De Martinis.

La copertina del volume “L’emergenza negata” di Alemanno e Falbo
La copertina del volume “L’emergenza negata” di Alemanno e Falbo

“Sì, chi vuole provare veramente a capire cosa accade dentro le carceri italiane può usare questa specie di vademecum in cui abbiamo provato ad elencare le cause politiche e istituzionali e gli effetti umani e sociali di questo disastro nel cuore della società italiana – scrivono Alemanno e Falbo - È anche il prodotto della nostra amicizia e della nostra alleanza: due persone completamente diverse che si sono ritrovate insieme contro quelle che ci apparivano, e ci appaiono, come ingiustizie non accettabili, lentezze e pigrizie burocratiche esercitate direttamente sulla carne viva delle persone detenute, baratri aperti tra quello che scrive la nostra Costituzione e quello che accade nella realtà.”

Gianni Alemanno in video conferenza con la sala stampa del Senato
Gianni Alemanno in video conferenza con la sala stampa del Senato

“Abbiamo cercato di dimostrare – proseguono gli autori - che tutto questo è l’esatto contrario di quello che serve per garantire la sicurezza dei cittadini e la certezza della pena. Perché le carceri italiane sono un moltiplicatore di illegalità, un meccanismo per rafforzare nella testa delle persone detenute, soprattutto quelle più giovani, la convinzione che le istituzioni italiane non sono migliori della “strada” e della solidarietà malata che in essa si possono creare. Un luogo anti-meritocratico dove chi vuole comportarsi male si trova a suo agio nel caos del sovraffollamento, mentre chi vuole ricostruirsi un percorso di vita pulito, vuole riabilitarsi e reinserirsi, vede invece crescere in modo insormontabile le sue difficoltà.”

La presentazione del libro al Senato raccontata dal Corriere della Sera
La presentazione del libro al Senato raccontata dal Corriere della Sera

La manifestazione sarà anche l’occasione per parlare delle alternative al carcere che, da solo, non è più in grado di rispondere alle esigenze di giustizia, di sicurezza e di reintegrazione che la nostra società richiede. Per decenni, e in parte ancora oggi, abbiamo ragionato dentro un modello carcero-centrico, dove la privazione della libertà era la risposta quasi automatica al reato.

La grande svolta è arrivata nel 1975 con la Legge 354, l’Ordinamento Penitenziario: una legge che attua il concetto previsto nell’art. 27 c. 3 della costituzione ovvero che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato , e che per farlo non può essere limitata al solo carcere.

Poi, negli anni ’80, la cosiddetta Legge Gozzini amplia ancora questi strumenti: dall’affidamento in prova alla detenzione domiciliare.

Negli anni ’90, con scandalo di Mani Pulite, il carcere torna a essere percepito come lo strumento di moralizzazione.

Fortemente simbolico di quegli anni il ‘caso’ di Gabriele Cagliari, suicida in carcere dopo una detenzione lunga 134 giorni.

Negli ultimi vent’anni gli operatori: magistrati di sorveglianza, direttori di istituto, avvocati, assistenti sociali, hanno mostrato nei fatti che le misure alternative funzionano perché abbassano la recidiva, accompagnano la persona in un percorso controllato ma aperto. E funzionano anche dal punto di vista sociale, sanitario, economico: il carcere è la risposta più costosa, più afflittiva e spesso anche la meno efficace.

Il Ministro della Giustizia On.le Carlo Nordio
Il Ministro della Giustizia On.le Carlo Nordio

In questo contesto si inseriscono le novità legislative più recenti, incluso il cosiddetto Decreto Nordio, che riporta al centro alcuni temi:

  • rafforzare i percorsi in comunità per determinate categorie,
  • alleggerire l’ingresso in carcere per fatti meno gravi,
  • ridurre il ricorso alla detenzione in casi in cui altre risposte sono più utili,
  • e semplificare alcuni istituti dell’esecuzione penale esterna.

Non è una rivoluzione, ma è un segnale importante: la politica — anche in un clima pubblico spesso punitivo — è tornata a riconoscere che il carcere non è la risposta universale.

La nostra Costituzione non ci chiede solo di punire; ci chiede di rieducare , di restituire alla società persone migliori, non peggiori. E la rieducazione richiede relazioni, contesti, lavoro, responsabilità: tutte condizioni difficili da ricostruire dopo lunghi anni di cella.

Fonti e Credit:

Agenzia Stampa Parlamento

x.com

associazionemagistrati.it



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