I canti della Passione fede popolare della Settimana Santa

  • 01/03/2024
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I CANTI DELLA PASSIONE
FEDE POPOLARE DELLA SETTIMANA SANTA

di Luciano Troiano


MERCOLEDÌ 27 MARZO 2024 – h. 20,30
BORGO CASE TROIANO (zona motorizzazione – PE)

Info. 331/6796820 www.fontevecchia.org


In pochi luoghi d’Abruzzo resiste il canto della Passione, portato nelle case, nei paesi e in campagna, nei primi giorni della Settimana Santa. L’evento di mercoledì 27 marzo 2024 a Borgo Case Troiano è reso possibile grazie alla collaborazione tra l’Associazione Fontevecchia di Spoltore (Pe), I Cantori delle contrade Grotta e S. Anna di Chieti, l’Associazione Beato Marco d’Aviano e il Panificio Giglio. 

Il canto della Passione è una tradizione anche di altre regioni , veniva eseguito anche nelle domeniche di Quaresima e i cantori, alla fine del canto, avevano talvolta la richiesta di eseguire altri brani religiosi. 

Si tratta una manifestazione di musica popolare il cui scopo è di rievocare le tradizioni e i canti di questua facendo riemergere l'arcaico legame tra fede e folklore

Gruppi del tutto improvvisati, composti da contadini, braccianti e donne di popolo, si recavano per le abitazioni inneggiando attraverso i canti il lungo Calvario del Cristo sino alla sua resurrezione.

Uova, pizze di Pasqua ma soprattutto il tipico dolce “ Lu Castelle” (antenato dell'uovo di Pasqua bagnato con vino cotto locale), erano i doni più comuni che “Li Passijunire” ricevevano alla fine dei canti.

In particolare le uova ricevute dal padrone di casa, sono un cibo squisitamente pasquale perché indicano la rinascita, l’abbraccio di Dio con l’uomo, la riconciliazione tra il cielo e la terra e, soprattutto, simbolo apotropaico della cosmogonia e della nascita da cui origina l’universo con le sue forze vitali. 

I Canti della Passijòne sono canti religiosi paraliturgici.  La loro arcaicità emerge dalla presenza di andamenti melodici ricchi di decorazioni melismatiche, ovvero caricare su una sola sillaba testuale un gruppo di note  più o meno ampie e intense. Ne deriva uno stile che rimanda alle fonti della devozione penitenziale tardo-medievale. Questi antichi canti narrativi, che rappresentano le forme di culto in cui riaffiorano sottofondi di riti e concezioni pagane, sono ispirati dalle leggende agiografiche e moraleggianti del medioevo o dalla Bibbia e dai vangeli apocrifi. Le orazioni eseguite presentano nella quasi totalità un impianto melodico unico che si ripete per ciascuna di esse: tale prassi ha facilitato l'apprendimento dei lunghi testi narrativi. 

I canti rievocano le ore della Passione, con il ricordo dei momenti salienti delle ultime ventiquattro ore della vita di Cristo. I cantori erano accompagnati da fisarmonica bitonale e triangolo, talvolta dalla zampogna. “Lu rellogge della passijone” è uno dei canti più adattabili a strumenti diatonici come l’organetto.  Forse per questo è uno dei più ascoltati durante la questua: “Alle cinque nell’orto Lu buon gesù ca jò Alle sei da lu padre eterno dal Re dei cieli andò……Alli ventiquattr’ore Gesù a lu sepolcro andò Solo pe lu nostro amore A tutte ci salvò”. Non meno importante sono i Lamenti di Maria, volgarmente detti “lu sclame de la Madonne” che mettono in evidenza il profondo dolore della Madre per la scomparsa del caro Figlio: “O fijie fijie me tu mi lasciatePe salvà lu monne mi ‘bbandunate…”.

Per le genti di campagna, quello de I canti de la Passijòne, era un giorno diverso dagli altri nella  Settimana Santa: si legavano le campane e si iniziava la cerca per le case con canti di questua narrativi della Passione di Gesù Cristo, dal tradimento di Giuda Iscariota alla Resurrezione. Al Gloria della Messa solenne si suonano le campane da questo momento si riprende il normale funzionamento al Gloria della sera del Sabato Santo. I più anziani usavano abbinare al silenzio delle campane un faticosissimo digiuno “Lu trapasse” che fatto per sette anni consecutivi, così dice la credenza religiosa, ha la capacità di purificare eternamente un'anima cara nel Purgatorio. Il prete incaricava giovani del posto, durante questi giorni di silenzio, di girare per le vie del paese con il classico strumento popolare, lu ciuccule, in sostituzione delle campane, per annunciare le varie funzioni religiose. 

La storia e della diffusione dei Canti della Passijone si tramandano oralmente, da generazione in generazione, nei vari centri dell’Italia Meridionale. Alcuni di questi canti provengono da Montecassino ed hanno anche mille anni. Taluni, inizialmente, erano eseguiti in gregoriano e si trasformarono nei secoli. Questa usanza interessava tutta la regione e aveva una larga diffusione in ogni contrada, nei giorni di martedì e mercoledì santo, quando il dramma cristiano raggiungeva il momento culminante. Per l’Abruzzo traeva origine dal comune sentimento religioso, con le sue radici nel doloroso racconto evangelico.

Nelle contrade rurali, in questi giorni, cantori popolari accompagnati da pochi strumenti musicali, si spostavano nei borghi, nelle case isolate per intonare i Canti della Passijòne. Si assisteva quasi come a un rito religioso: in una società permeata profondamente dall’esperienza cristiana, l’argomento era dettato dalla scadenza liturgica che culminava con la morte di Gesù e, attorno al gruppetto di musicanti, si raccoglievano in cerchio donne, bambini, uomini, e tutti in silenzio ascoltavano le parole in canto che narravano gli accadimenti drammatici della flagellazione, del viaggio al Calvario, della crocifissione, della morte di Gesù e rievocavano il dolore straziante della Madonna.

Il gruppo era formato da poche persone che, al suono dell’organetto o della fisarmonica che accompagnavano i cantori si spostavano di casa in casa, sostando nell’androne, ai piedi delle scale, davanti alla stalla, ovunque si offriva uno spazio frequentato dal vicinato. Da immaginarsi come nel buio completo che caratterizzava i secoli passati, la sera, questo gruppetto di cantori si avvicinava ad una casa di campagna, rischiarando il cammino con qualche torcia, cantando queste melodie che si facevano, come si avvicinavano, sempre più forti. Al termine, come detto,  ai cantori veniva offerto da mangiare, un saluto tradizionale e ci si spostava ad altra casa.


Fonti:

Archivio sonoro, Fondo Di Silvestre
I canti della Passione di Cristo – L’Aria di Penne
Il Canto della Passione, Santino Verna
Lu Giuviddì Sante di P. Donatangelo Lupinetti
Archivio del folklore italiano, Rai Teche



Chi siamo

Il comitato per la costituzione dell’Associazione Fontevecchia si forma nel 2010 ed è parte attiva della società civile con interventi relativi all’ambiente, mobilità, saperi e integrazione. Lo scopo dell’associazione, oltre la tutela delle tradizioni, del territorio e la riqualificazione estetica del borgo nato nel 1600, si articola su un ampio raggio di interventi.